Remo Squillantini
Remo Squillantini nacque in provincia di Arezzo, a Stia, nel 1920. Dopo essersi dedicato ad una intensa attività di illustratore, che lo vide impegnato con importanti editori italiani ed esteri, dal 1970 si dedicò unicamente alla pittura, elaborando una galleria di personaggi intenti nei riti della quotidianità e dei quali evidenzia abitudini, vizi, debolezze e conformismi. Uomo semplice e schivo ha parlato soprattutto attraverso le sue opere, oggi sempre più richieste. Spesso si dedicò a rivisitazioni ironiche di opere del passato e sviluppò la propria ricerca per cicli tematici: “I sette peccati capitali”, “Il mare”, “Il cabaret”, “Sinopie primi '900”. L’ironia espressionista di Remo Squillantini si dipana con vigore nella rappresentazione dei più caratterizzati "tipi", spesso narrati in contesti cari agli Impressionisti, a Cézanne oppure agli Espressionisti tedeschi della Neue Sachlichkeit. Paolo Levi cita uno scritto su Squillantini di Mino Maccari il quale afferma tra le altre che i protagonisti dei dipinti di Squillantini “sono i degni eredi dei personaggi di Giuseppe Giusti, per non risalire fino a Giovenale". La "toscanità" di Squillantini affiora poi, nella frequentazione naturale, "osmotica" con Giotto e con Piero della Francesca, suoi Maestri e conterranei, ma anche dal fatto che Stia, paese in provincia di Arezzo nel quale Squillantini nacque, è anche il luogo in cui venne esiliato Dante Alighieri ghibellino e dove, come afferma il pittore stesso "nasce l’Arno e nasce l’arte". Remo Squillantini è morto a Firenze nel 1996.