Llewelyn Lloyd
Llewelyn Lloyd nacque a Livorno, nel 1879, da una famiglia benestante di originaria del Galles. Dopo l'avvio agli studi di tipo commerciale, che presto abbandonè, passò a frequentare dal 1894 al 1899, lo studio di Livorno di Guglielmo Micheli, allievo di Fattori, insieme a Modigliani, Romiti, Martinelli e Oscar Ghiglia. La lezione di Fattori, approfondita a Firenze, dove Llewelyn Lloyd si trasferì per continuare a dipingere sotto la guida del Maestro,caratterizzerà sempre il suo modo di dipingere, pur nel continuo confronto con le ricerche contemporanee italiane ed europee. I soggetti delle prime opere realizzate dal vero sono barche ormeggiate a Livorno, nel porto; il litorale dall'Ardenza ad Antignano e l'entroterra da Montenero a Castelnuovo. All’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove segue le lezioni di Giovanni Fattori, conosce Adriano Cecioni e Telemaco Signorini e si dedica allo studio del Quattrocento toscano. Per la prima volta, espone alla Mostra della Promotrice Fiorentina (1897), con l'opera "Mattino al Calambrone". Sempre a Firenze, nel 1898, presenta tre dipinti: "Autunno", "Quiete" e "Sorge la luna" molto apprezzate da Signorini. Nel 1904, dopo aver brevemente soggiornato a Venezia, si trasferisce definitivamente a Firenze. All'inizio del '900, Firenze è un centro artistico e culturale di primo piano e Llewelyn Lloyd, insieme agli altri artisti di Livorno, Giulio Cesare Vinzio, Oscar Ghiglia e per breve tempo, Amedeo Modigliani, è partecipe del celebre cenacolo di pittori costituto da Gemignani, Costetti, Andreotti, Enrico Sacchetti, Giuseppe Graziosi, Luigi Michelacci, Soffici e Spadini. Nello stesso periodo Llewelyn Lloyd intensifica le esposizioni e applica la tecnica divisionista alla creazione di numerosi paesaggi, realizzati tra 1903 e 1904 alle Cinque Terre, in particolare a Manarola ("I ponti di Manarola" del 1904; "Tramonto a Manarola" del 1904) dove soggiorna in compagnia degli artisti divisionisti Antonio Discovolo e Guglielmo Amedeo Lori, esponenti del cosiddetto Gruppo di Albaro. La produzione divisionista si arricchisce anche di paesaggi toscani come "Palaia", "Alba di Antignano", "Le gremignaie". Alla “Promotrice fiorentina” del 1907, nella saletta della "Secessione" espone con Costetti, De Carolis, Oscar Ghiglia, Graziosi. Nel settembre dello stesso anno risale il suo primo viaggio all'Isola d'Elba, dove eseguì alcune opere tra cui "L'osteria chiusa", "Il cantiere distrutto", "La casa nel torrente" esposti alla Biennale di Venezia nel 1909, che dimostrano quanto la tecnica divisionista sia ormai superata. Nel 1914 espone alla Secessione di Roma con il gruppo della "Giovine Etruria" che si proponeva di rinnovare l'arte toscana, scaduta nella ripetitività dei moduli tardo-macchiaioli. Si avvia in contemporanea un periodo d'intensa attività, con la partecipazione alle più importanti mostre italiane ed estere, a cui invia le opere eseguite all'isola d'Elba, dove soggiornava abitualmente, per un paio di mesi l’anno. A Firenze nel 1922 espone alla “Fiorentina Primaverile” e nel 1923, insieme a Soffici, Baccio Maria Bacci, Primo Conti, Ottone Rosai e Oscar Ghiglia, alla mostra della Corporazione delle Arti Decorative, che diventerà poco dopo “Sindacato delle Belle Arti”. Nel 1929 ricevette l’incarico di ritrarre le navi da guerra della flotta nazionale e, con Alessandro Pomi e Giulio Aristide Sartorio, s'imbarca sulla "Quarto" raggiungendo la Spagna, il Portogallo e la Tripolitania, ove realizza opere presentate con successo alla III Mostra d Arte Marinara, a Roma. Nello stesso anno pubblica il volume “La Pittura dell’Ottocento in Italia”. Dal 1931 al 1939 allestisce cinque mostre alla Galleria d’Arte Firenze e spesso partecipa alle esposizioni livornesi di Bottega d’Arte e alle molte iniziative del Gruppo Labronico. Nel 1944 a causa della cittadinanza inglese, è arrestato durante la guerra e confinato in un campo di concentramento, prima a Fossoli e poi in Baviera, dove resterà fino al mese di maggio del 1945. Tornato in Italia è ospite di Roberto Papini a Firenze che, dopo la sua morte nel 1949, ne raccolse le memorie nel volume "Tempi andati" uscito nel 1951.