Vincenzo Cabianca

Di origini modeste, Vincenzo Cabianca nacque a Verona nel 1827, dove compì i primi studi presso nel seminario e dal 1842 all'Accademia di Belle Arti, con la guida di Giovanni Caliari. Nel 1846 passa all'Accademia di di Belle Arti di Venezia dove segue, non con eccessiva convinzione, i corsi di Clementini. Venezia non incide particolarmente nella sua pittura, tranne un certo interesse per le espressioni del Settecento veneziano e l'inizio per la predilezione per il soggetto di genere, affinatosi nei successivi anni. Nel 1848 è coinvolto nei moti di liberazione; nel 1849 si batte per la difesa di Bologna. Nel 1853, probabilmente per motivi politici, si trasferisce a Firenze dove, con Gino Severini e Odoardo Borrani, si lega al nauovo gruppo macchiaiolo, frequenta il Caffè dell'Onore e dal 1855 il celebre Caffè Michelangelo. Le prime prove di pittura dal vero non hanno immediato successo nella sua pittura, legata fino al 1857-58, a schemi compositivi e ad equilibri formali della pittura accademica di genere, semplificata dalle opere che presenta regolarmente alle Promotrici fiorentine. Progressivamente, nonostante ciò, Vincenzo Cabianca approfondisce l'interesse per la costruzione dell'immagine tramite i valori cromatici e luministici, prima adattato a quadri di genere, come "Abbandonata" opera del 1857 e "Goldoni giovinetto"; poi, durante l'estate del 1858, trascorsa a La Spezia con Telemaco Signorini, ad opere realizzate "en plein air". Tra 1859 ed il 1860, insieme a Banti, organizza vere e proprie "spedizioni pittoriche" nella campagna di Montemurlo e di Piantavigne, pensando a fondo e applicando le novelle teorie "della macchia". Quadri come "Rovine di San Pietro a Portovenere" e "Le monachine" esposto a Torino nel 1861, sono tra i suoi maggiori capolavori e lo rendono uno dei pittori emblematici della fase iniziale della corrente macchiaiola. Nel 1861 Vincenzo Cabianca visita Parigi insieme a Signorini, senza rimanere particolarmente impressionato; l'anno successivo torna in Toscana e dipinge a Montemurlo; non lascia, tuttavia, il soggetto storico-accademico, se all'esposizione di Firenze nel 1861, presenta i "Novellieri fiorentini del secolo XIV". La parte accademica si fa maggiormente evidente nel soggiorno a Parma, che si protrasse per sette anni circa, dal 1863 con frequenti visite a Firenze e Roma, dove si trasferisce nel 1870, stringendo amicizia con Nino Costa e riniziando a dipingere dal vero dei piccoli quadri realizzati secondo la tecnica macchiaiola. Nella copiosa produzione degli anni Settanta ed Ottanta troviamo ottime prove pittoriche risalenti ai soggiorni a Castiglioncello, da Diego Martelli e i parecchi paesaggi realizzati nella campagna intorno a Nettuno e ad Anzio. Nel 1876 è uno dei fondatori della “Società degli Acquerellisti”, nel 1886 insieme ad Enrico Coleman, De Maria e Costa aderisce al gruppo romano anti-accademico, "In Arte Libertas". Nel 1893 una paralisi lo costringe ad una praticamente totale inattività. Si spense a Roma nel 1902.

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